Un buon dialogo tra genitori e figli, infatti, è indispensabile per prevenire o intervenire se c’è un problema. Ma da che parte iniziare?
Secondo alcuni psicoterapeuti, nulla è più efficace della comunicazione trasversale, cioè quando il dialogo non è frontale, ma avviene mentre si fa altro. Ci sono tante attività che si prestano a questo tipo di approccio, ad esempio il gioco.
Gli esperti consigliano di lasciare i bambini liberi di dirigere la conversazione, mentre i genitori si devono limitare ad ascoltare. Si possono fare dei commenti, chiaramente, ma senza intervenire con giudizi o frasi allarmanti, soprattutto se il bambino appare preoccupato o sta condividendo una difficoltà. In questo modo tuo figlio saprà di poter parlare con i genitori di qualsiasi cosa, compreso dei problemi.
Una delle caratteristiche della comunicazione trasversale è che non è intrusiva. Il genitore, infatti, non deve mai sostituirsi al bambino nella risoluzione di un problema, piuttosto può suggerire delle opzioni. Se ad esempio tuo figlio ti racconta di essere infastidito da alcuni compagni di classe, l’istinto ti poterà ad allarmarti e ti spingerà a voler dire subito la tua. Questo, tuttavia, non è l’approccio giusto.
Come consigliano gli esperti, infatti, è sempre meglio ascoltare prima tutto quello che il bambino ha da raccontare in proposito, lasciandogli la responsabilità di dire cosa vorrebbe fare al riguardo. Un buon genitore, certamente, potrà dare dei consigli, ma non deve prendere decisioni al suo posto.
Costruire un rapporto basato sulla fiducia e sull’autorevolezza invece che sull’autoritarismo e la mancanza di spontaneità è fondamentale per alimentare l’autostima del bambino e la sua sensazione di essere approvato.